Ti con zero è il titolo di una delle Cosmicomiche di Italo Calvino in cui un personaggio/particella - Qfwfq - rappresenta un tentativo letterario di seguire il flusso della scienza per comprenderla, controllarla e umanizzarla, come anche nel caso di Palomar. Questo è un percorso di pensiero non usuale nella cultura italiana, come anche nel pensiero filosofico, alquanto ricchi di autori tecnofobi, educati a un anacronistico umanesimo di impronta idealistica e metafisica e a un recidivo analfabetismo scientifico. Tutto ciò nonostante esista una ricca tradizione umanistica italiana "amica della scienza", si potrebbe iniziare da Dante e continuare con il Rinascimento e Leonardo da Vinci, poi Galileo Galilei e passando per Leopardi, Primo Levi e molti del Gruppo '63 e anche la rivista Civiltà delle macchine di Leonardo Sinisgalli, il 'poeta ingegnere'.
In queste pagine si intende dare un contributo alla nascita di una terza cultura (post-umanesimo) da più parti invocata, come riforma intellettuale e come rivoluzione antropologica; un post umanesimo necessario per superare le sfide e allontanare le minacce incombenti. Un intreccio forte e innovativo dell’indagine scientifica e del pensiero umanistico, che trova sostegno in una visione laica della Natura, e che è necessario per contrastare forme di vecchio e nuovo irrazionalismo.
Si fa dunque riferimento ad una razionalità critica che, come hanno evidenziato le recenti indagini nell’ambito di alcune discipline quali le neuroscienze, l’epistemologia evoluzionistica e l’ecologia, non esclude ma presuppone l’emozione e i sentimenti. Da questo punto di vista, l’esperienza artistica, a partire dal Novecento, ha rispecchiato e spesso preceduto l’innovazione tecnologica e le nuove visioni del mondo suggerite dall'indagine scientifica. Essa rappresenta perciò una delle forme espressive in grado di percepire in anticipo e porre con incisività il tema del controllo diffuso delle nuove tecnologie e della loro realizzabilità in un mondo possibile e accettabile. Però è vero anche l'inverso, per esempio che tanta sperimentazione artistica delle Avanguardie storiche è stata ispirata dai nuovi paradigmi scientifici.
Una razionalità critica, dunque, che resista alle tendenze più sfrenate di affidare il futuro solo alle tecnologie, quelle tecnologie che, modificano profondamente la realtà interiore ed esteriore, che, se malgestite, tendono a ridurre la diversità biologica con tutte le sue valenze culturali e che, spesso condizionate da poteri incontrollati, sono impiegate senza tenere conto degli interessi e dei bisogni generali e futuri dell'umanità. E poiché siamo in una fase storica che cerca di camuffare l'ideologia dominante come "morte delle ideologie", è necessario insistere per collegare la dimensione storico/evoluzionistica allo sviluppo della scienza, al costume e alle mentalità prevalenti, alla cultura in generale. In breve, occorre una terza cultura.
In queste pagine si intende dare un contributo alla nascita di una terza cultura (post-umanesimo) da più parti invocata, come riforma intellettuale e come rivoluzione antropologica; un post umanesimo necessario per superare le sfide e allontanare le minacce incombenti. Un intreccio forte e innovativo dell’indagine scientifica e del pensiero umanistico, che trova sostegno in una visione laica della Natura, e che è necessario per contrastare forme di vecchio e nuovo irrazionalismo.
Si fa dunque riferimento ad una razionalità critica che, come hanno evidenziato le recenti indagini nell’ambito di alcune discipline quali le neuroscienze, l’epistemologia evoluzionistica e l’ecologia, non esclude ma presuppone l’emozione e i sentimenti. Da questo punto di vista, l’esperienza artistica, a partire dal Novecento, ha rispecchiato e spesso preceduto l’innovazione tecnologica e le nuove visioni del mondo suggerite dall'indagine scientifica. Essa rappresenta perciò una delle forme espressive in grado di percepire in anticipo e porre con incisività il tema del controllo diffuso delle nuove tecnologie e della loro realizzabilità in un mondo possibile e accettabile. Però è vero anche l'inverso, per esempio che tanta sperimentazione artistica delle Avanguardie storiche è stata ispirata dai nuovi paradigmi scientifici.
Una razionalità critica, dunque, che resista alle tendenze più sfrenate di affidare il futuro solo alle tecnologie, quelle tecnologie che, modificano profondamente la realtà interiore ed esteriore, che, se malgestite, tendono a ridurre la diversità biologica con tutte le sue valenze culturali e che, spesso condizionate da poteri incontrollati, sono impiegate senza tenere conto degli interessi e dei bisogni generali e futuri dell'umanità. E poiché siamo in una fase storica che cerca di camuffare l'ideologia dominante come "morte delle ideologie", è necessario insistere per collegare la dimensione storico/evoluzionistica allo sviluppo della scienza, al costume e alle mentalità prevalenti, alla cultura in generale. In breve, occorre una terza cultura.